Covid, cancro e dolore: cosa può fare la cannabis per farci vivere meglio?


Covid e cannabis: Il 6 e il 7 febbraio si è tenuta la seconda edizione del Convegno Nazionale di Cannabis Terapeutica, un evento tanto importante quanto interessante per la ricchezza dei contenuti e l’elevata professionalità degli esperti del settore.

Il titolo di questo Webinair è stato “Alla riscoperta dei molteplici usi della canapa nel terzo millennio”, un titolo che sottolinea come negli ultimi anni si stiano finalmente riscoprendo i molteplici utilizzi di questa pianta, da quello medico/farmaceutico e cosmetico a quello edilizio e tessile.

Tutti questi temi, sono stati affrontati in due giornate, in cui si sono intervallate presentazioni di importanti personalità che da anni lavorano in questo campo e anche di giovani ricercatori, appassionati di questo mondo che stanno portando avanti progetti ambiziosi e interessanti.

Nella prima giornata si è discusso soprattutto delle possibili applicazioni della canapa in campo medico/farmaceutico, dall’utilizzo contro il Covid-19 a quello contro le patologie oncologiche e nel dolore.

Cosa può fare la cannabis per il Covid?
La prima delle tre sessioni si è focalizzata sull’utilizzo della canapa per contrastare l’insorgenza del Covid-19 e soprattutto per evitare i danni che l’infezione potrebbe causare. Il Prof. Giuseppe Esposito ha aperto l’evento spiegando in maniera chiara ed esaustiva che cosa è il Covid-19, come entra nel nostro organismo, come e dove agisce, sottolineando il fatto che proprio la canapa, grazie alla sua capacità di legare vari recettori e di conseguenza di dare diversi effetti, potrebbe essere un importante prospettiva farmacologica nella lotta al virus, in particolar modo si è sottolineata la capacità del CBD di contrastare il virus e i vari danni che l’infezione potrebbe causare, uno su tutti la comparsa di una patologia nota con nome di ARDS (Sindrome da distress respiratorio acuto). Proprio su questa patologia si sono concentrati gli studi del Prof. Babak Baban che, grazie ad uno studio internazionale ha dimostrato che l’interazione del CBD con un peptide endogeno conosciuto con il nome di Apelina, presente soprattutto a livello dei polmoni, cuore, fegato ed intestino può avere un forte effetto antinfiammatorio, andando a contrastare l’elevata produzione dei mediatori dell’infiammazione e reclutamento delle cellule immunitarie responsabili della comparsa dell’ARDS.

da Covid e cannabis a Cannabis e cancro
Successivamente il discorso si è concentrato sull’utilizzo della cannabis nel cancro. Il Dott. Vittorio Guardamagna ha evidenziato come negli ultimi anni la richiesta di farmaci contenenti cannabinoidi sia aumentata in maniera esponenziale, soprattutto da parte dei pazienti oncologici che, spesso, sono tormentati da forti dolori. Ricordiamo che, questi pazienti, oltre a soffrire di dolori fisici hanno anche vari problemi legati alla loro condizione, quali insonnia, ansia e disagio sociale, ecco, tutti questi aspetti devono essere tenuti in conto quando si parla di cure palliative, che, non servono solo negli ultimi stadi della malattia ma accompagnano il malato lungo tutto il decorso e spesso sono fondamentali anche nella cura di tutte quelle patologie che si aggiungono al dolore fisico. È ormai noto come i fitocannabinoidi, soprattutto il CBD, siano in grado di attenuare sintomi come ansia ed insonnia, dunque potrebbero essere dei validi alleati nella lotta a questa patologia e apportare diversi benefici, fisici e psichici.

Uno dei tumori più aggressivi e con il tasso di mortalità più elevato è il tumore al pancreas, di questo argomento ha parlato Prof. Massimo Nabissi che, ha osservato, quanto oggigiorno i cannabinoidi siano importanti, soprattutto a supporto della chemioterapia. Il CBD è uno dei fitocannabinoidi maggiormente presenti e alcuni studi pre-clinici hanno dimostrato che potrebbe aiutare la remissione di questo tipo di tumore andando legare alcuni recettori e comportandosi come antagonista. Altri studi hanno evidenziato che un’altra strategia potrebbe essere l’ozono terapia in combinazione con chemioterapici e CBD, probabilmente perché questo tumore cresce in un ambiente ipossico (assenza di ossigeno), di conseguenza l’ozono dovrebbe inibire la crescita cellulare e favorire l’ingresso dei chemioterapici e del CBD.

Nell’ultima parte di questa sessione il Prof. Guillermo Diaz Velasco ha illustrato le sue ricerche contro il glioblastoma, un tumore cerebrale molto aggressivo e nella maggior parte dei casi mortale, effettuati sia sull’uomo che sui topi. Il team del professor Velasco si è occupato di alcuni pazienti affetti da glioblastoma, precedentemente trattati con farmaci ed operati, ed è riuscito a dimostrare che su questi il THC a diretto contatto con la zona tumorale, grazie a dei cateteri che hanno permesso di irrorare la zona, riesce ad inibire la proliferazione cellulare e l’angiogenesi con il risultato sorprendente di aumentare la sopravvivenza di un breve periodo. Altri esperimenti sono stati effettuati sui topi nudi somministrando prima TMZ (temozolomide) e THC che insieme hanno dimostrato una maggiore attività anticancro rispetto al farmaco TMZ usato singolarmente e poi THC, CBD (1:1) e TMZ che insieme hanno dato ottimi risultati rispetto al farmaco utilizzato singolarmente. Le varie somministrazioni di farmaci e cannabinoidi in un primo momento sono state effettuate dopo il periodo di releapse (ricaduta) della malattia e in secondo momento dopo l’operazione, e, proprio in questo ultimo caso sono state effettuate delle prove anche su pazienti e i risultati sono stati ancora più sorprendenti e soddisfacenti in quanto il periodo di sopravvivenza è aumentato.

L’ultima sessione di questa giornata è stata dedicata al ruolo che la Cannabis ha nel trattare il dolore. Il Prof. Livio Luongo ha introdotto quello che è il sistema Endocannabinoide, i recettori presenti nel nostro corpo, la loro distribuzione, e come alcuni farmaci e i fitocannabinoidi possono agire nel trattare il dolore, anche quello neuropatico.

Un altro importante contributo è stato dato dal Prof. Poli che ha illustrato come il profilo genetico di ognuno di noi può influenzare gli effetti della Cannabis e in generale le risposte ai farmaci. Studi hanno dimostrato che la presenza di alcuni geni (in particolare si parla variabili genetiche di un determinato gene), favorisce l’effetto antidolorifico della canapa mentre la presenza di altri non solo non da effetti benefici ma addirittura effetti avversi. Studi di predittività genetica in associazione con altri studi sulle proprietà antitumorali, antivirali ecc., potrebbero essere importantissimi per lo sviluppo di nuovi farmaci e di terapie personalizzate.

da Covid e cannabis a Cannabis e guida
Successivamente, vi è stato l’intervento del Dott. Fulvio Fantozzi che ha posto un semplice ma interessante quesito: Come devono comportarsi i pazienti in cura con cannabis medica alla guida? Cosa potrebbe loro succedere se durante la terapia dovessero essere coinvolti un incidente e risultare positivi agli esami ematici per il riconoscimento dei cannabinoidi?

In alcune regioni d’Italia pazienti che sono in cura con metadone o benzodiazepine, possono guidare liberamente l’automobile (a patto che l’uso sia certificato come terapeutico, i valori ematici rimangano all’interno di alcuni range e non si faccia uso concomitante di altre sostanze psicoattive), mentre chi fa uso di canapa a scopo medicinale non è ancora autorizzato a fare ciò, e può incorrere in pesanti sanzioni penali, il che sembra quasi un controsenso.

Attenzione, questo non significa che chi fa uso di Cannabis terapeutica è autorizzato a mettersi alla guida senza problemi, è fondamentale infatti rispettare sempre alcune regole: non superare le dosi consigliate dal medico, evitare di guidare se si ha un cambio di dosaggio, di forma farmaceutica o di via di somministrazione e riprendere la guida solo dopo il nulla osta del medico curante, perché ricordiamo che la cannabis medica contente THC è psicotropa e questo effetto potrebbe essere implementato da modifiche del piano terapeutico.

da Covid e cannabis a Cannabis e patologie gastrointestinali
L’ultimo intervento della giornata è stato affidato alla Prof.ssa Borrelli che ha illustrato come il CBD possa essere usato per prevenire e curare le patologie gastrointestinali. Gli studi in questo caso hanno evidenziato l’effetto citotossico (attività biologica che porta alla morte per apoptosi di cellule malate) svolto dagli estratti di Cannabis Sativa su cellule di cancro del colon e su polipi adenomatosi.

Questa in sintesi è stata la prima giornata di questo evento, che ricordiamo è stata moderato dal prof Beniamino Palmieri, tra l’altro fondatore del Network del Secondo Parere, un’organizzazione nata con lo scopo di aiutare ed indirizzare i pazienti a ricevere una SECONDA OPINIONE su diagnosi controverse, che potrebbero richiedere interventi chirurgici o strumentali o farmacologici appropriati, oppure per razionalizzare il piano di cura in presenza di diverse prescrizioni specialistiche contemporanee.

TO BE CONTINUED…

fonte: www.beleafmagazine.it
Cannabis terapeutica in Sicilia – Link: https://staging.jurefarm.it/cannabis-terapeutica/